Tra poco è Natale e le nostre famiglie lo passeranno come tutte le altre, ovvero ognuna a modo suo. Per questo, per noi era tempo di riscoprire il senso di ciò che è sacro, senza pregiudizi.
La stessa parola, “sacro”, viene da una radice che indica l’azione di attaccarsi, aderire, avvincere.
Così è sacro quello a cui scegliamo di restare avvinghiati.
Sono sacri gli incontri, le case, i ricordi. Sono sacre le persone che teniamo con noi.
Sono sacri i diritti che sanciscono tutto questo. Anzi, sacrosanti.
Troppe Famiglie Arcobaleno li aspettano ancora, come i loro bambini aspettano il Natale.
È tempo che arrivino, ma non come un regalo. Come una parola data, a cui siamo rimasti avvinghiati.
Auguri a tutte le famiglie, da @CondividiLove e @FamiglieArcobaleno
Le nostre storie di #sacrosantidiritti
Sacra è Parigi e un aereo perso al ritorno. Sacro è perderne un secondo, il giorno stesso, annullato dalle parole sacre di una hostess “c’est cancellè!”. Sacre sono le risate di Annalisa e Maria Giulia, tra le proteste, e sacra è la voglia di conoscersi meglio. Sacro è restare insieme quella notte e poi per la vita. Sacra è una colazione di fronte all’oceano australiano e una bimba bellissima che ti guarda seduta al tavolo accanto e sacra è la mamma che ti chiede il favore di tenerla in braccio per un po’. Sacro è capire in quello stesso momento, insieme, di voler essere madri. Sacro è un libro di chi l’aveva già fatto, letto a voce alta, a letto, piangendo insieme. Sacra è la nascita di Giulio e sacra è la sua famiglia, in un mondo che celebra le feste mentre nega ancora a lui i suoi #sacrosantidiritti.
Sacro è il primo novembre di vent’anni fa. Sacro è il campanello della porta dove Giuseppe capitò per caso. Sacra è l’intimità delle pantofole in cui era Ryan, in casa sua, che non aspettava estranei. Sacro è l’amore nato di colpo e sacri i desideri espressi in quella prima notte a fantasticare sul futuro. Sacro è tenere la finestra aperta durante i temporali, sotto le coperte, per sentirsi al sicuro. Sacra è la paura di non essere pronti se saranno due gemelli. Sacra è la gioia più grande perché sono nati due gemelli. Sacra è l’amica che li ha portati in grembo e sacro è andarla a trovare, per festeggiare il figlio che oggi ha voluto per sé. Sacri sono Luca e Nina e sacra è la loro famiglia, in un mondo che celebra le feste mentre nega ancora i loro #sacrosantidiritti.
Sacro è incontrarsi alla stessa scrivania. Sacra è una serata fuori con i colleghi che si trasforma in una notte romana da cinema d’altri tempi. Sacre sono le dita di Ludovica che battono su un tavolo, in attesa di una risposta. Sacro è il bacio negato ad Andrea all’alba di fronte a una Fontana di Trevi deserta, ad eccezione dei topi. Sacro è non notarli nemmeno. Sacre sono Londra, Madrid, le distanze, i pianti e i ravvicinamenti. Sacro è aspettare di essere padre. Sacro è il bordo di una piscina comunale, dove è nato il pensiero di diventare madre. Sacro è non negare agli altri il diritto ad essere felici. Sacro è il piccolo Pietro e sacra è la sua famiglia, che ha scelto di stare dalla parte di tutte le famiglie che non hanno i loro stessi #sacrosantidiritti.
Sacro è il thé di quella sala, in quel primo incontro. Francescopaolo stava per ordinarlo, Luca lo serviva. Sacro è il numero sbagliato e un sabato passato ad aspettare in casa una chiamata che non poteva arrivare. Sacri sono i baci del secondo incontro e di tutti quelli a venire. Sacro è stato il primo Natale a Gaeta, quando i genitori ancora non sapevano. Sacro è sapere di volere un figlio da sempre ma saper aspettare l’altro. Sacro è il racconto di altri due papà, per prendere coraggio. Sacri sono i viaggi in Canada. Sacro è il momento in cui Becky ha scelto di portare al mondo la loro piccola. Sacro è tenerla in braccio su un letto d’ospedale, per ore intere senza mai staccarsi. Sacre sono le parole di Danielle, la donatrice, che vuole che il mondo veda che Lara è felice. Sacra è Lara e sacra è la sua famiglia, in un mondo che celebra le feste mentre le nega ancora i suoi #sacrosantidiritti.