Marilena Grassadonia, Presidente di Famiglie Arcobaleno: “Caro @matteorenzi, non puoi abbandonare i nostri #figlisenzadiritti”.
Al via la maratona Twitter e Facebook delle famiglie omogenitoriali per chiedere il riconoscimento del genitore di fatto.
Appello ai cittadini e alle associazioni in difesa dei minori: “Aiutateci in questa battaglia in difesa dei bambini”.
Famiglie Arcobaleno, l’associazione dei genitori omosessuali, ha eletto il nuovo direttivo guidato dalla presidente Marilena Grassadonia, che sostituisce dopo dieci anni Giuseppina La Delfa.
Marilena vive a Roma, ha 45 anni, è sposata con Laura, ha tre figli e fa parte dell’associazione Famiglie Arcobaleno dal 2006: “Come prima cosa, voglio ringraziare Giuseppina per il lavoro fatto, per il grande impegno di questi anni”. “Sono felice di raccogliere insieme alla squadra del nuovo direttivo la sfida di guidare l’associazione, ma per noi questi non sono giorni di festa. Dai giornali apprendiamo che il nuovo disegno di legge sulle unioni civili potrebbe essere approvato senza le norme che permettono il riconoscimento del genitore di fatto, a tutela dei figli di coppie gay e lesbiche”.
In Italia ci sono centinaia di bambini cresciuti da due mamme o da due papà ma, per la legge, sono figli di genitori single: l’unico genitore riconosciuto è cioè quello che ha un legame biologico con il bambino. La stepchild adoption – che non è la possibilità per i gay e le lesbiche di adottare e che quindi sarebbe meglio chiamare “riconoscimento del genitore di fatto” – permette di coprire questo vulnus dando la possibilità al genitore legalmente non riconosciuto di essere registrato come genitore a tutti gli effetti. Gli oppositori del Ddl Cirinnà dicono che il riconoscimento del genitore di fatto è sbagliato perché “legittima la genitorialità gay”. Sono bugie sulla pelle dei bambini: gay e lesbiche continueranno ad avere figli ma, senza una legge, saranno sempre bambini con meno diritti degli altri, esposti a mille difficoltà nel quotidiano e a gravi rischi in caso di lutti in famiglia, o separazioni.
Il premier Matteo Renzi, nel novembre 2013, pubblicò sul suo profilo Facebook questo messaggio: “Nel mio gruppo di lavoro c’è una coppia, Letizia e Teresa, che da poche settimane ha un figlio che si chiama Ernesto. Da segretario del PD lavorerò perché Ernesto abbia gli stessi diritti dei miei figli e, dopo tanti anni di discussioni a vuoto, faremo una legge sui diritti civili”.
“Noi – commenta Marilena – siamo ancora dalla parte di Ernesto e dalla parte di tutti i bambini che, come lui, aspettano di avere gli stessi diritti dei figli di Matteo Renzi. Ci preoccupa leggere di “libertà di coscienza” su un tema che attiene i diritti fondamentali e ci amareggia leggere ricostruzioni dove fantomatici sondaggi avrebbero convinto il premier della necessità di frenare. Per questo da oggi e ogni tre giorni pubblicheremo su Twitter e Facebook un appello al premier dove gli presenteremo, una dopo l’altra, tutte le nostre famiglie attraverso l’hashtag #figlisenzadiritti. In Italia ci sono centinaia di bambini come Ernesto, Renzi e il parlamento non possono ignorarli. Non ci fermeremo finché non sarà approvata una legge che porti l’Italia al passo del resto d’Europa”. “Siamo sicuri – conclude Marilena – che non saremo soli in questa battaglia: il nostro è un appello a tutte le associazioni che difendono i minori, alle associazioni Lgbtq e a tutti i cittadini perché si facciano promotori insieme a noi di questa battaglia di civiltà”. #figlisenzadiritti